Bierhoff: "Non ci sono più centravanti forti di testa. Milan, con Vlahovic vai sul sicuro"

Non ci ha messo molto Oliver Bierhoff ad ambientarsi a Udine quand’è arrivato nel 1995 dall’Ascoli, ancora centravanti di belle speranze. Sono un po’ “tedeschi” a Udine, seri, lavoratori, e il patron Pozzo, come ricorda ancora, “mi ha regalato un trapano che funziona ancora dopo trent’anni”, parlando di sostenibilità, di sprechi vietati, nello stadio Bluenergy a impatto zero come nella vita e nel calcio. “L’Udinese è una bella realtà, in Serie A da oltre trent’anni, e questo è sempre il suo obiettivo, essere nella parte alta della classifica. Se poi viene di più, meglio”. Bierhoff è stato il direttore sportivo della Germania fino al Mondiale in Qatar, il suo legame con Udine non s’è mai reciso e infatti è qui in questi giorni per la finale di Supercoppa. Con un occhio al campionato italiano dove ha anche giocato con Ascoli, Milan e Chievo.
"Viene da stagione molto difficile. L’obiettivo deve essere alto, la Champions, ma deve essere più costante e concreto".
Al Milan farebbe comodo un centravanti come lei…
"In realtà non ci sono tanti centravanti forti di testa oggi. Neanche in Germania. Negli ultimi anni s’è puntato più sul palleggio, sull’organizzazione, ma credo che si dovrà tornare presto un po’ indietro. Contro difese così chiuse e preparate serve chi risolve la situazione su un cross o un pallone alto. Questo discorso vale anche per i difensori, magari bravi a fare reparto ma meno abili individualmente".
Sui colpi di testa oggi il discorso è più ampio, potrebbero far male…
"Lo so, però ricordo anche il nostro Uwe Seeler, un centravanti fortissimo di testa: si allenava con il pallone pesante per imparare a colpire, ha vissuto ottantacinque anni. Non so…".
"Direi Haaland che però è più bravo di me, più dinamico. Si vede che sa fare i movimenti dentro e fuori dall’area, vede gli spazi, sa dare profondità. Io ero più da area".

Nel "suo" Milan di parla di Hojlund e Vlahovic.
"Premetto che conosco pochissimo Hojlund, quindi non sarebbe serio giudicarlo. Vlahovic sì, gioca in Italia da tanto, quindi non ci sarebbero problemi di adattamento. Però spesso si dimentica una cosa: serve una squadra che giochi per il 9, che crei situazioni con cross, passaggi, manovra. Ricordo che, quando le mie squadre avevano problemi, neanch’io rendevo al massimo. Non è solo questione di centravanti".
Nel Milan c’era anche Maldini che ora non trova, diciamo così, squadra…
"Sento spesso Paolo, ha fatto una grande carriera e non si può pretendere che un nuovo incarico riparta da zero. Persone come lui ci vogliono. Lo vedrei bene nel mio ruolo, in nazionale, con la sua esperienza. Ma dovunque vada dovrà sentirsi libero di esprimere il suo pensiero".
C’era nel Milan anche Gattuso, oggi ct azzurro. Sorpreso?
"No, e sono contento per Rino. Quando è arrivato nel Milan non era considerato un nome 'altissimo', ma è cresciuto ed è diventato un grande. Mi piacerebbe rivederlo e parlare di calcio con lui. Spero che l’Italia si qualifichi, vi assicuro che tutti vogliamo gli azzurri al Mondiale. Io sarei pronto a giocare per lui, non so se è d’accordo. Però, se non ricordo male, Rino deve stare un po’ attento al peso…".
La Gazzetta dello Sport